Zamperini Nicola
Il maestro Nicola Zamperini vive ed opera a San Martino Buon Albergo (VR)
Cell. 345.1223807
e-mail: niktv1
BIOGRAFIA
Il maestro Nicola Zamperini vive ed opera Verona, ottenendo nella sua carriera artistica plauso e successo di critica. Ultimamente le sue opere d’arte sono esposte nelle gallerie della Maison d’Art di Padova.
UN NUOVO CONCETTO D’ARTE
La gestione critica degli input esterni è fondamentale per entrare in profondità nell’esame dell’essere sociale delle persone, tutto ciò passando dall’immaginario collettivo per arrivare addirittura alle sindromi depressive scaturite dal non sentirsi all’altezza delle situazioni incontrate e vissute dall’individuo nella sua solitudine. I livelli di consapevolezza entrano violentemente quindi in questo contesto, nell’analisi critica della relazione tra percepito e percepibile. Il percepito personale si arresta sul limite personale della conoscenza dell’individuo (cultura personale, intelligenza analitica, spettro conoscitivo più o meno ampio, ecc.), mentre il percepibile potrebbe avere valenza e scala infinita di livelli successivi. Quale è il livello in cui ognuno di noi può collocarsi? Anche in questo caso (anche perché forse impossibile) non è importante avere una risposta; l’aspetto interessante è essere consci dell’esistenza di questi livelli per sondarli dall’esterno e per studiarne le peculiarità più profonde. Le angosce più recondite dell’Uno, dentro e fuori alla collettività in relazione (sempre) con il Suo livello di consapevolezza. Più questo livello è alto, più si esce dalla mera interpretazione dei fatti che accadono e più si è in grado di capirne gli sviluppi ampliando all’ennesima potenza le connessioni che ne scaturiscono di conseguenza. Ma, come si diceva poc’anzi, è interessante studiare questi aspetti dall’esterno, mettendosi quasi nei panni di un ipotetico alieno che, sceso sulla terra, inizia ad osservare i comportamenti degli abitanti e, soprattutto, ciò che li porta a tale modo di essere. Ripartirà dalla terra con quali nuove conoscenze e con quali giudizi sulla razza umana? Non è l’angoscia personale, ma la limitazione della percezione collettiva che diventa momento epifanico da analizzare e commentare. O, ancor meglio, la metratura definitiva dei livelli di consapevolezza. Chi se ne accorge tenta l’evoluzione, tenta la liberazione per poter assurgere a nuovo ruolo più consapevole conscio del fatto che ne trarrà beneficio, certo non beneficio economico, ma almeno intellettivo: potrà quindi vivere meglio. Cerca di conseguenza una catarsi tramite la quale uscire dal guscio per ottenere la Consapevolezza. Al contrario di chi “mette un altro mattone sul muro”( per isolarsi da ciò che lo circonda) egli il muro lo sfonda con il mezzo che gli è più consono. E’ sicuro che dietro al muro non ci sarà più la nebbia in cui ha vissuto finora, ma troverà una luce abbagliante che lo soddisferà. Ma, affacciandosi dalle macerie del muro, che con tanta fatica è riuscito ad abbattere, scopre che oltre c’è ancora la stessa nebbia. Nessuna catarsi, nessun miglioramento, solo nuova angoscia e inutilità della fatica appena compiuta. Non respirava prima, non respira adesso; un percorso senza soluzione di continuità che lo stordisce e lo appanna. Se invece la persona non si accorge dell’esistenza dei vari livelli di consapevolezza, si ritiene, sebbene inconsciamente, al massimo dei livelli stessi e quindi non lotta, non si dimena come se si trovasse con un foglio di plastica avvolto attorno al corpo, ma si adagia, e non soffre. Non soffre (o soffre meno, e comunque in modo diverso) perché non ne è consapevole… Il cortocircuito mentale (diventerà semantico con la pittura) che scaturisce fra queste due situazioni, crea lo sguardo critico ed estraneo di chi è interessato a scoprirlo.
La raffigurazione visiva (la pittura, la scultura, ecc.) diventa quindi viatico importante e forse imprescindibile per cercare di esplicare questi concetti. Attraverso questi canali immediati ed immediatamente fruibili, si può cercare di esprimere lo stato interiore della società attuale, vista, lo ripeto, nella relazione costante del suo insieme e del punto di vista del singolo ad essa collegato.
Mi piace (ho di nuovo usato la prima persona singolare…) chiamare tutto questo “Destruars”.