Pierri Mario
Il maestro Mario Pierri vive ed opera a Crispiano (TA)
Cell. 328.7568543
e-mail: cataldo.pierri@uniba.it
BIOGRAFIA
Mario Pierri, pittore ed incisore tarantino nasce a Taranto nel 1936, laureato in Giurisprudenza, ha svolto a Taranto attività di insegnamento e quindi di Giudice di Pace. Figlio del grande poeta-chirurgo Michele Pierri, è sempre vissuto in un ambiente familiare favorevole allo sviluppo delle arti letterarie e figurative con la frequentazione di artisti e letterati, fra i quali si ricordano Carlo Betocchi, Piero Mandrillo, Giacinto Spagnoletti, Alfredo Calabrese, scultore, Angelo Pierri, pittore e fratello del padre e, successivamente, la grande poetessa milanese Alda Merini.
I suoi primi lavori risalgono agli anni ‘50, tiene la prima personale nel 1965 presso la Galleria Taras dell’E.P.T. di Taranto, presentato dal critico Piero Mandrillo, nello stesso anno espone alla Seconda Biennale dell’Incisione Contemporanea Italiana, Galleria Taras E.P.T. di Taranto, partecipa alla Mostra Nazionale di Pittura degli Avvocati e Procuratori, Bari, Castello Svevo ed è premiato con medaglia d’oro del Lion di Bari.
Nel 1966 è invitato alla Prima Fiera Nazionale delle Arti Figurative che si tiene nelle vetrine di via Sparano a Bari. Successivamente partecipa a collettive ed espone in varie personali sia di pittura che di grafica.
Nel 1987, su invito del Comune di Milano espone nella Galleria di Palazzo Sormani in una mostra personale quasi tutta la grafica fino a quel momento prodotta ed è presentato dal critico e poeta Enzo Fabiani, che nell’occasione scrive ”…Mi pare di poter dire che per Mario Pierri il fare arte (e non soltanto nel campo incisorio, ma anche nell’acquerello, nell’olio e in varie altre tecniche) equivalga a una ricerca non violenta né adulterata da ideologie di quella verità umana ed estetica e poetica che è presente nelle cose: ricerca di un “riflesso” che è vivo nelle linfe della natura, nei movimenti dei corpi: ricerca cui viene aggiunta una partecipazione tra accorata e rispettosa, con in più l’invisibile ma presente decoro di quel “silenzio” mistico che soltanto gli artisti autentici riescono a dare mediante l’espressione pittorica. Si pensi al gran silenzio che c’è (e ovviamente il richiamo è indicativo) negli affreschi di Masaccio”.
Il padre, il poeta Michele Pierri, in occasione della personale milanese del 1987 osservava:” Nella recente grafica di Mario io, estraneo ai lavori, rilevo un punto importante che sottolinea, in modo che forse sfugge allo stesso autore, la sua validità artistica. L’informale iperragionato o sofistico, in lui figurativo è stato sì utilizzato, ma anche assorbito magari nei particolari che ci danno l’utile o il superfluo estetico tradibili da quello. Dunque io leggo in Mario anche le esperienze più avanzate e le apprezzo come ornamento poetico della più folle ed esaltante realtà”. Tale acuto e penetrante giudizio, che ben possiamo estendere alla pittura, propone e forse vuol suggerire una chiave di lettura libera da condizionamenti e valutazioni momentanee e mercantili dell’ intero percorso artistico e personale di Mario, il quale sembra navigare in perpetuo tra Scilla e Cariddi, accorto a non incagliarsi, da una parte nelle secche del provincialismo, del ripetitivo e dell’oleografismo, e dall’altra a scansare i percoli, le insidie e le facili suggestioni delle Correnti del mare aperto dell’Informale.
Il critico e poeta tarantino Giacinto Spagnoletti sottolinea la concretezza “terranea” e al contempo culturale ed umile del Pierri:” Penso che il “racconto” pittorico di Mario Pierri sia il frutto non soltanto di qualità egregie, ma anche di una consonanza pudica e insieme fantasiosa con la nostra terra. Direi che Mario Pierri ha sì in mente anche gli ori e le figure dell’Età ellenica, ne sente il brivido, il colore, il fascino e il significato: ma da uomo di cultura ed artista del nostro tempo sa bene che la realtà è cambiata profondamente anche qui da noi: è diventata umile, direi, ma anche più drammatica: e dell’umiltà e del dramma è bene parlare, come fa Mario Pierri, con nitida ed accorata umiltà”.
Elio Santarella, pittore, pone invece l’accento sull’isolamento operoso in cui vive l’artista:” M. P. è un artista che trae ispirazione dal silenzio, dall’osservazione, dall’analisi interiore”. …” la sua produzione artistica è ricca di richiami onirici, di narrazioni condotte sul filo della memoria: in ogni opera c’è un sapore di antico, un richiamo alla storia, agli aspetti drammatici della realtà”.
Nell’occasione della rassegna milanese Alda Merini scriveva, tra l’altro, questa notazione psicologica sull’opera e la personalità di M. P. :” Mario Pierri, uomo dai pluralismi assoluti dal canto elegiaco e caldo, cultore di misurate nostalgie uomo che sta al centro di se stesso in un pathos meravigliato e infelice, la sua figura anzi le sue figure mescolate di gelo e di calda passionalità mettono in risalto la storia del sud, la storia lacerante dei suoi ulivi delle sue distanze dei suoi clamori; forse ha una coscienza astratta ma come sempre accade per i grandi artisti ha remote radici sotterranee, il segno primigenio originario dell’uomo”.
Nel 1989 Mario Pierri tiene la personale di grafica “Validità della Natura” a cura della Biblioteca Civica “C. Natale” di Crispiano (TA). Lo presenta Alfredo Calabrese, noto scultore e studioso di Campi Salentina (LE), direttore emerito dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, che osserva:” Mario è un artista come uno può immaginare che fossero i grandi artisti del passato: un artista che vive isolato, insieme alla sua bella famiglia, in un paese, dedito silenziosamente alle sue ricerche, ma che dovrebbe vivere in una grande città, dove raccoglierebbe intorno a sé allievi ed amici, nel suo grande studio come un antico maestro”…”Mario Pierri è anche il testimone del nostro tempo e, pur legato al suo dinamismo creativo, diviene prigioniero di questa nostra natura meridionale: una realtà “dolente” alla quale lui ha dedicato la sua vita d’artista”.
Il critico e letterato Alberto Altamura riferendosi alle grafiche esposte nella personale “Validità della Natura”, scriveva:” Nei suoi interni, nei suoi paesaggi, nelle sue figure femminili c’è sempre una nota malinconica. La forza della sua poesia si affida alla rappresentazione di umili cose quotidiane: una foglia, un fiore, una conchiglia, un oggetto di uso domestico…il che non è un impoverimento della realtà, ma un modo personale di dire che all’uomo è stato concesso di conoscere barlumi di verità, frammenti di vita e di bellezza. Su tutto perciò stende un’atmosfera quasi irreale, metafisica, che denuncia il senso del mistero che ci circonda e ci sovrasta”.
Nel settembre del 1990 Pierri tiene una personale di grafica e pittura alla galleria “Capece” di Maglie (LE) presentato dal pittore Nicola Cesari, che osserva:” Un fare pittura, questo di Pierri, che attraversa, riassumendole, esperienze artistiche proprie del nostro secolo, alle quali l’artista attinge a piene mani senza mai tuttavia cadere in passive rivisitazioni”.
Nel 1995 Mario Pierri nella personale “Simbiosi” a cura della Biblioteca Civica “C. Natale” di Crispiano (TA) espone diverse opere, in massima parte acrilici di discrete dimensioni:” che testimoniano, ove ce ne fosse il bisogno, della raggiunta maturità dell’uomo e dell’artista”; sono parole di Alberto Altamura, che lo presenta.
Nel dicembre 2013, dopo lunga assenza dovuta agli impegni in Magistratura, Mario torna sulle scene con una personale nella Galleria Comunale del Castello Aragonese patrocinata dal Comune di Taranto, “Rivisitazioni del Fiume Galeso”. E’ l’autore stesso a chiarire il significato del titolo e lo scopo della mostra:” Questa rassegna di opere, molte delle quali ci restituiscono immagini di un paesaggio che non c’è più, vuol essere un omaggio alla bellezza di Taranto e del suo territorio e, alla stesso tempo un appello alla difesa dell’ambiente e del paesaggio”.
Nell’occasione, visitata la rassegna, il prof. Cosimo Damiano Fonseca, membro dell’Accademia dei Lincei, acutamente annotava:” Viva ammirazione per questo tuffo nella classicità con strumenti pittorici di assoluta modernità”.