Luppi Nano

nanoluppi

 

Il maestro Nano Luppi è nato a Calto (RO) nel 1935 – 4 dicembre 2003

e-mail: f.luppi@raggiodisole.it

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BIOGRAFIA

Nano Luppi è nato a Calto in provincia di Rovigo nel 1935 e per tutta la vita ha vissuto in questo piccolo paese altopolesano.

Quando è nato, all’ufficio anagrafe di Calto, i genitori lo avevano fatto registrare con il nome di Bruno. Ma con il trascorrere delle stagioni era diventato un omone, alto , altissimo, robusto con due spalle che sembravano quelle di un gigante: proprio per quella statura i suoi amici, scherzosamente, lo chiamavano nano”. Nano con la n” minuscola. Il sostantivo, che all’inizio doveva essere un’invenzione umoristica, era piaciuto anche a lui e lo adottò. Lo fece suo. E diventò Nano. Nano con la N” maiuscola. Ufficializzò la sua decisione firmando i suoi quadri Nano Luppi. E così quasi tutti i suoi conoscenti, gli stessi amici, dimenticarono che il suo nome era Bruno.

Nano Luppi fin da ragazzo manifestò una spiccata sensibilità estetica, uno spirito libero, sorretto da solidi principi etici, base di ogni rapporto umano.

Si diplomò all’istituto d’Arte di Castelmassa e frequentò, per un breve periodo, l’Accademia d’Arte di Venezia, dove venne seguito con interesse da Carlo della Zorza, artista tra i più noti e considerati dal mondo della critica. Nel giovane Luppi, il maestro veneziano aveva intravisto doti straordinarie per cui lo spronava a percorrere la strada che lo avrebbe portato alla maturità artistica.

Ma un giorno Nano Luppi ritornò a Calto senza laurearsi: questa decisione affonda le sue radici nell’amore verso la madre.

Era nato quando la donna aveva già 47 anni; il padre, capomastro, di anni ne aveva qualcuno di più. Quando Nano partì per Venezia, i genitori stavano raggiungendo 70 anni: per lui erano vecchi, molto vecchi. Un giorno, durante la sua passeggiata quotidiana, l’incanto che Venezia gli donava venne rotto da un’immagine: sul sagrato di una chiesa c’era un’anziana donna che stendeva la mano per chiedere l’elemosina. Nano Luppi in quella donna vide il volto sofferente di sua madre. Si convinse che i suoi genitori avevano bisogno di lui. Per cui ritornò a Calto e incominciò a lavorare, coltivando con raro impegno la pittura, ma facendo anche il decoratore. Aveva messo su una piccola impresa con alcuni dipendenti, provvedendo così ai suoi, alla moglie e ai figli. Nel corso della sua vita Nano Luppi ha prodotto numerose mostre di pittura, personali e collettive, anche a livello internazionale, per le quali è stato insignito di numerosi premi nazionali.

Le sue opere si trovano presso Enti Pubblici e collezioni private in Italia e all’estero.

Il Curriculum Vitae è pubblicato su riviste e libri d’arte.

Delle sue opere si sono interessati artisti e critici di chiara fama, tra i quali: Renzo Margonari, Enzo Di Martino, Raoul Del Pozo, Tono Zancanaro, Ervardo Fioravanti, Myriam Forzato, Gabriella Brussich, Armando Bolan, Elia Malagò, Giorgio Fioravanti, Claudio Rambaldi, Sergio Garbato.

Nano Luppi è morto a Calto il 4 dicembre del 2003, all’età di 68 anni, quando aveva ancora molte cose da dire, da raccontare, tante idee da trasmettere.

Ha lasciato la moglie, Iole Baraldi che di lui non finisce di raccontare i momenti più belli vissuti assieme, e quattro figli i cui nomi ricordano l’antico popolo ebraico (Gionata), la gloria della Grecia (Aiace e Leonida) e i paesaggi senza spazi della Russia (Natascia).

Attualmente i figli e la moglie stanno portando avanti il discorso interrotto dall’artista, per far conoscere il grande patrimonio di opere che ha lasciato.

Gionata Luppi, figlio dell’artista lo ricorda così:

Ha vissuto da uomo libero, senza scendere a compromessi e ha sempre creduto nell’arte. Forse la scelta di restare a Calto gli ha impedito di conoscere il personaggio giusto che credesse in lui”.

La figlia Natascia, nel 1991, presentando una mostra antologica del padre, così scriveva:

“… Sono nata tra i colori e dai colori ho assimilato quei valori indispensabili che mi hanno indicato la via più giusta, più saggia che si raggiunge solo con l’ausilio di una grande volontà interiore.

Il rosso e il giallo mi rammentano immagini piene di forza, la forza di una natura incontaminata che incanta con il suo splendore.

Mi porto il ricordo di mio padre, uomo colmo di coraggio, di entusiasmo e di amore, impegnato nell’incessante ricerca di una verità che immortala sulle sue tele…”